Questa storia inizia alla fine degli anni ’80 in America. A quei tempi la casa editrice regina del mercato dei supereroi era ancora la Marvel di Stan Lee. Suoi erano i personaggi più venduti: gli X-Men, l’Uomo Ragno, il Punitore, I Fantastici Quattro. Per la Marvel lavoravano anche i migliori disegnatori della nuova generazione, un gruppo di ragazzi poco più che ventenni, cresciuti nel mito dei disegnatori Marvel degli anni ’60 e ’70. Autori giovani che mescolavano lo stile classico del disegno americano con le nuove tendenze che arrivavano dal Giappone e dal mondo dell’animazione.
I loro disegni ebbero un impatto tale sui giovani lettori americani che in pochi anni diventarono delle vere e proprie “rock star del fumetto”. Il loro nome era sbandierato sulle copertine dei comics per attirare l’attenzione del pubblico. Non era più il personaggio che aiutava a vendere, era il disegnatore la vera stella da pubblicizzare.
Per capire la portata di questo fenomeno basti ricordare che nel 1991 ad uno di questi disegnatori venne affidato il primo numero di una nuova collana degli X-Men. Quel numero entrò nel Guinness dei Primati per essere stato il fumetto che ha venduto di più nella storia dei comics americani: 8.100.000 copie in un solo mese.

Com’è fatto un fumetto da 8.100.000 copie?
Gli editori erano raggianti, avevano trovato le galline dalle uova d’oro, i disegnatori che i ragazzi d’America idolatravano. Soldi a palate.
Dopo pochi anni però, i disegnatori rock star incominciarono a chiedere maggiore autonomia creativa e insieme a questa anche una più equa condivisione dei guadagni. Se loro e le loro creazioni erano il motivo per cui i ragazzi compravano vagonate di fumetti, era giusto che parte del successo fosse condiviso dall’editore con i disegnatori.
La Marvel però rispose picche. Era lei la detentrice dei diritti dei personaggi che apparivano sulle pagine dei fumetti, sia quelli inventati da Stan Lee negli anni ’60, sia quelli che questi autori stavano inventando in quel periodo. Tutto ciò che veniva pubblicato su un fumetto targato Marvel era proprietà della Marvel .
Gli autori allora decisero di ribellarsi. Non era giusto che loro non potessero avere il controllo editoriale ed economico delle loro creazioni. Se la Marvel non li voleva a quelle condizioni loro avrebbero fatto a meno di lei. Nacque così nel 1992 una nuova casa editrice, nata per tutelare ed aiutare gli autori e le loro creazioni, l’Image.
I fondatori dell’Image erano sette, come i samurai di Kurosawa.
Tra questi ce ne erano un paio che inspiegabilmente non sapevano disegnare, Jim Valentino e Rob Liefield. Liefield aveva avuto un successo incredibile sulle pagine di New Mutants, una collana della Marvel che narrava le vicende dei giovani studenti della Scuola dei Mutanti. Liefield non era in grado di disegnare le anatomie umane ed aveva uno strano e personale concetto della prospettiva. Nonostante questo era un ragazzo con tanta di quella passione per il fumetto che probabilmente riusciva a comunicarne una parte attraverso le sue tavole sgangherate. Il successo di Liefield alla Marvel fu tale che la Levi’s lo ingaggiò per uno spot commerciale in cui lo si vedeva al tavolo da disegno con indosso i jeans della casa americana.
Jim Valentino era l’altro scarso del gruppo. Era anche il più anziano, aveva iniziato la sua carriera negli anni ’70. Non è mai stato chiaro cosa ci facesse Valentino nei sette grandi dell’Image, qualcuno dice che fosse amico di Liefield e perciò venne invitato ad unirsi al gruppo. O forse Rob aveva bisogno di qualcuno che fosse un po’ meno bravo di lui a disegnare.
Nei sette poi c’erano dei veri talenti. C’era Jim Lee, un ragazzo di origine coreane che dopo essersi laureato in medicina decise di dedicare un anno della propria vita a cercare di entrare nel business dei fumetti. Da allora Jim Lee non ne è più uscito ed a lui si deve il fumetto da 8 milioni di copie. Gli altri talenti del gruppo erano Marc Silvestri e Whilce Portacio, anche loro resi noti da alcune storie che avevano disegnato per gli X-Men. Silvestri era un raffinatissimo autore, con un tratto delicato ed espressivo; grazie alla libertà creativa che ebbe nell’Image poté dimostrare tutto il suo talento.
Portacio invece è stato il più sfortunato dei sette, era un ragazzo di origine filippine e già ai tempi della Marvel era diventato famoso per i suoi ritardi cronici nel consegnare le tavole finite. Appena fu fondata l’Image alla sorella di Whilce venne diagnosticata una grave malattia e il fratello decise di dedicare tutto il suo tempo alle sue cure. Portacio smise di disegnare per anni. Nel 2000, quando stava per riprendere a lavorare, cadde in coma diabetico. Si risvegliò dopo una settimana incapace di camminare e di disegnare. Dopo anni di terapia, nel 2006 Whilce è tornato a fare fumetti, lentamente, come al suo solito.
Gli ultimi due fondatori dell’Image sono uno l’opposto dell’altro. Uno si chiama Erik Larsen e fin da bambino è stato un divoratore di fumetti, un ragazzino che passava il tempo a leggere e a disegnare supereroi. Prima che compisse 10 anni aveva già creato decine e decine di personaggi le cui storie avrebbe poi raccontato sulle pagine dei fumetti dell’Image. Larsen era un buon disegnatore e un ottimo sceneggiatore. Per l’Image creò un personaggio di nome Savage Dragon, a tutt’oggi sono usciti più di 300 numeri e in tutti questi anni Larsen non ha mai annoiato, ha sempre stupito il lettore con nuove invenzioni: i suoi personaggi vivono e muoiono ogni mese, si innamorano, sconfiggono gli alieni, combattono a fianco di Obama, parlano con gli Dei dell’Olimpo. Il piccolo Erik Larsen, il bambino appassionato di comics, riesce a rivivere ogni mese sulle pagine di quel fumetto.

Savage Dragon e un presidente
L’ultimo autore dei sette si chiama Todd McFarlane ed è l’opposto di Larsen per capacità inventiva, i suoi personaggi si assomigliano tutti e fanno sempre le stesse cose. Ed è proprio un disegno di McFarlane che ho visto sul gruppo Facebook dell’associazione BN.Comix e che mi ha spinto a scrivere questo lunghissimo pezzo sull’Image.
McFarlane provò a scrivere le sue storie, ci provò per meno di una decina di numeri ma poi capì che aveva pochissime idee, lui era bravo a visualizzare le storie non ad inventarsele. Chiamò in soccorso un gruppo di sceneggiatori famosissimi e, con la scusa di supportare il progetto dell’Image a favore della libertà degli autori, li convinse a scrivere le storie di alcuni numeri di Spawn, il personaggio che aveva creato.
Dave Sim era uno di questi scrittori ed era sempre stato un attivista nella battaglia contro le case editrici ed i loro sistemi di gestione dei diritti d’autore. In una delle scene che Sim scrisse per McFarlane si immaginò Spawn che attraversava il corridoio di una prigione e dalle sbarre delle gabbie uscivano braccia di eroi e supereroi. I supereroi chiedevano a Spawn di liberarli, di rompere le sbarre che le grandi case editrici avevano costruito loro attorno. Insomma la storia era un’allegoria della battaglia che l’Image stava combattendo contro la Marvel e le altre grandi case editrici americane.

la libertà, la libertà, anche il supereore l’addà pruva’
Un immagine simbolo che qualcuno a distanza di 20 anni ha ritrovato in rete e ha poi caricato su un gruppo di Facebook. Un’immagine con una lunga storia dietro, una tipica storia americana, di ragazzi che combattono per le loro idee, che osano e che hanno successo.