Donald Trumo by Garry Trudeau

Analizzare Trump

La notizia della vittoria di Donald Trump per me è stata uno shock. E pensare che ci scherzavo e ci ridevo fino a qualche settimana fa. Ho seguito la campagna elettorale americana fin dalle primarie. Quest’anno grazie ai social network e a YouTube l’ho vissuto come se fossi là, quasi come quella volta nel 2012 quando mi guardai il confronto Palin vs Biden dalla camera di albergo a Sacramento.

Ammetto di averla presa male, ma dopo qualche giorno me ne sono fatta una ragione. Mi sono detto che in fondo la mia adorata America ha avuto Nixon e i Bush, ce la faranno a superare anche Trump.

Però la cosa che mi ha fatto davvero saltare in nervi sono stati i commenti di alcuni miei “amici” di Facebook, gente di “sinistra” che esultava per la vittoria di “Orange Hitler”, roba da far accapponare la pelle.

Sono davvero uscito fuori di testa su Facebook, ho inondato la mia timeline di post rabbiosi e indignati. Questa è una selezione del peggio che sono riuscito a produrre in questi giorni. La metto qua a futura memoria. Continua a leggere

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Un brutto scherzo

Il tenente non aveva mai imparato ad usare la tastiera del computer. Era costretto a digitare una lettera alla volta, usando quell’indice lungo e nodoso che spuntava fuori dal pugno chiuso. La preparazione di documenti, denunce e rapporti era resa ancora più lenta dalla scarsa memoria visiva del puntiglioso tenente della Polizia Postale, sede di Benevento, gruppo specializzato nella lotta ai crimini informatici. Quel piccolo difetto al sistema mnemonico lo costringeva ogni volta ad una lunga e fastidiosa ricerca, fastidiosa specialmente per il povero cristo che seduto di fronte al poliziotto non vedeva l’ora di porre fine a quel supplizio. Indice pronto a digitare, dritto verso il cielo, sguardo sulla tastiera, estenuanti secondi di ricerca, trovata!, digitazione, presentat’arm del dito e di nuovo alla caccia della successiva consonante, vocale o segno di interpunzione (questi ultimi tra i più subdoli nel nascondersi sulla tastiera).

Il vecchio professore era seduto di fronte al tenente e osservava da ormai ben trenta minuti quello spettacolo di scrittura al rallentatore. Il pover’uomo era sprofondato in una vecchia sedia dai bordi smangiucchiati dal tempo, su un cuscino nero, striato di gialla plastica espansa che si affacciava da antichi tagli. Tra una schiacciata e l’altra di tasti il professore De Nicolais si intrattenne domandandosi quali sederi, rei di malefatte informatiche, avessero causato quei tagli. E quante di quelle natiche invece fossero semplicemente innocenti, come lui del resto, il professore De Nicolais, originario di San Giorgio la Molara, trasferitosi nella città capoluogo della provincia sannita ormai vent’anni addietro, quando, vincitore di concorso, ottenne la cattedra di educazione fisica presso il locale e prestigioso liceo Classico.

Mai avrebbe pensato il De Nicolais, in tanti anni di onorata carriera da plasmatore di menti e di corpi acerbi, di doversi rivolgere alle istituzioni per dover denunciare un’offesa come quella che aveva ricevuto dai suoi studenti. Continua a leggere