V for Vendetta

La vera storia di V for Vendetta

“V for Vendetta” è un fumetto scritto da Alan Moore e disegnato da David Lloyd. Pubblicato in Inghilterra e poi in America tra il 1982 e il 1985, in Italia arrivò nel 1991 come allegato alla storica rivista Corto Maltese. La storia è ambientata in un futuro post-apocalittico in cui solo l’Inghilterra si è salvata dalla guerra nucleare. Dopo il periodo di caos generato dalla guerra il controllo del paese è stato preso da un regime fascista che ha riportato l’ordine.

Il personaggio principale della storia è V, un uomo mascherato che per vendicarsi delle sofferenze subite a causa del regime, imbastisce un complesso piano che porterà alla distruzione di tutto il sistema di potere messo in piedi dal partito fascista.

Quest’anno l’associazione BN.Comix – per i fumetti nel Sannio ha deciso di partecipare a modo suo alle celebrazioni del “fifth of november” organizzando una serata dedicata al fumetto di V for Vendetta

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Manifesto di Stefano Donatiello su disegno di David Lloyd

Sotto trovate la scaletta che io ed Alessio abbiamo usato per la serata e una serie di link al materiale che abbiamo usato per prepararci.

Qui invece trovate una lista di argomenti che non siamo a riusciti ad inserire nella presentazione, ma di cui sarebbe stato bello discutere.

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Alan Moore portrait

V. Verrà Vestendo Violenta Vendetta

Venerdì 4 novembre, alle 18:00, io e Alessio De Lillo racconteremo la vera storia di V for Vendetta. L’evento è organizzato dall’associazione BN.Comix e si svolgerà nell’aula magna del Liceo Classico “P. Giannone” di Benevento.

Finita la parte istituzionale posso adesso spiegarvi perché ho scritto questo post. V for Vendetta è il fumetto che ho letto più volte nella mia vita. Posseggo diverse edizioni dell’opera, da quella che uscì come allegato a Corto Maltese fino all’Absolute Edition in lingua inglese. Sono un fan sfegatato insomma.

Perciò avrei voluto passare ore e ore a raccontarne ogni singolo dettaglio, ogni vignetta e ogni dialogo. Ma io e Alessio abbiamo a disposizione novanta miseri minuti, perciò abbiamo dovuto tagliare un sacco di roba. Questo post raccoglie 5 di quelle cose tagliate e che se avessimo avuto un po’ più di tempo sarebbero entrati nella nostra presentazione. Continua a leggere

Harvey Pekar e il fumetto americano

(questo pezzo è stato inizialmente pubblicato nel 2012 sul Vaglio.it)

Da qualche giorno sta facendo discutere in rete un intervento di Andrea Queirolo dal titolo “Romanzo e autobiografia, ovvero il graphic novel” pubblicato sul blog ‘Conversazione sul Fumetto’ .

La tesi che Queirolo presenta è che la produzione di fumetti d’autore in Italia si è negli anni focalizzata per lo più su storie autobiografiche, tanto da arrivare a una strana sovrapposizione tra il concetto di graphic novel e autobiografia; è come se, per poter chiamare un’opera a fumetto “graphic novel”, questa debba sempre essere in qualche modo legata alla biografia del suo autore.

Nel blog vengono citati diversi esempi di pessime (a parere del blogger) autobiografie spacciate negli anni come capolavori del genere. Viene citato anche un noto autore spagnolo e molto attivo in Italia, Miguel Angel Martin che in un’intervista dichiarava al riguardo: “Molti graphic novel sono ‘autobiografici’. Alcuni dei miei autori preferiti sono anche loro autobiografici come, ad esempio, William Burroughs, Bukowski, Hunter Thompson, Henry Miller o Céline… Non posso sopportare i fumetti dei piccoli borghesi con problemi e vite di merda che sono così piagnucoloni, con la posa triste e ridicola o la posa di “tutto il mondo è tonto, tranne me che sono così speciale”, puagh! Per me sono solo sottoprodotti della cultura del narcisismo, caratterizzata dalla popolarità dell’autobiografismo, nostalgia del passato, paura del futuro, autostima bassa, sentimentalismo pacchiano. Tempi molto mediocri”.

Tutto questo discutere di autobiografia mi ha spinto a prendere in mano un’opera che avevo acquistato qualche mese fa, ma che era rimasta sempre in fondo alla mia lista delle cose da leggere: The Quitman di Harvey Pekar

Partiamo dallo spiegare perché ho comprato un fumetto che poi non ho letto per mesi. L’ho comprato sulla fiducia, quando trovai sul web un video di Alan Moore che partecipava una raccolta fondi per costruire un monumento a Pekar. Dovete sapere che Alan Moore è il mio mito personale. Ho tanti amici che sono cresciuti nel mito di Maradona, i più tecnologici hanno creato il culto di Steve Jobs, io invece sono un fervente accolito della misteriosa setta del Mago (autodichiaratosi tale) Alan Moore. Per chi non fosse membro della setta dirò soltanto che Moore è l’autore di V for Vendetta e Watchmen, fumetti celeberrimi da cui sono anche stati tratti due brutti film.

Moore in questo video spiegava che Pekar era stato un suo ispiratore e che, a suo avviso, era il capostipite del fumetto d’autore americano. Tutti dovevamo qualcosa ad Harvey Pekar ed era per questo motivo che l’autore di Watchmen stava lavorando con la vedova Pekar per raccogliere i fondi necessari alla costruzione di un memoriale a lui intitolato.

Dopo aver visto il video, ho subito donato la mia parte come ordinato da Moore e poi sono andato su wikipedia a raccogliere un po’ di informazioni su questo autore tanto importante, ma che, prima di allora, non avevo mai sentito nominare. Continua a leggere