Quando con gli amici si apriva una bottiglia di quelle potenti (un Latte di suocera oppure un Nocino dello zio) ci riempivamo i bicchieri, annusavamo perplessi e li alzavamo in aria:
“Addio mamma, se mai ce ne ho avuta una”
E poi tutto giù.
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Seduti su un vecchio divano nella casa di campagna di un amico, bevendo birra, mentre il camino cacciava fumo e questo si mischiava al profumo delle sigarette. Si finiva sempre a parlare di ragazze e di sesso. Una manata sulla spalla, una di quelle che fanno rumore ma non fanno male, e poi si finiva a parlare di “regali uccelli”.
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La mattina, quando ci si risvegliava insieme, c’era sempre quello che arrivava allegro e salutava con un “Buongiorno” che squillava. Dal tavolo dove gli altri già stavano bevendo il caffè partiva un:
“Vaffanculo”
A cui si rispondeva allargando le braccia e recitando:
“Sì, Sì! Vaffanculo anche a voi”
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Se cerchi “Una poltrona per due” su google esce questo
La settimana scorsa era Natale e come da tradizione Italia 1 ha trasmesso Una poltrona per due con Dan Aykroyd ed Eddie Murphy. La visione del film è diventata una tradizione natalizia per un certo tipo di telespettatori, quel misto di ventenni ironici e sarcastici figli di una cultura post-hipster (almeno mi auguro che sia una cultura che ci siamo lasciati alle spalle) e quarantenni che hanno fatto della nostalgia il loro unico passatempo.
A me però rattrista immensamente vedere che un gigante come Eddie Murphy oggi sia ricordato solo per questo stanco rituale collettivo (poi un giorno parleremo anche di quell’altro pezzo da novanta che è Dan Aykroyd).
In un pezzo uscito a settembre, il New Yorker ha definito Eddie Murphy “one of the performing geniuses of the era”. Un genio che negli ultimi anni si è perso, ma che per almeno una generazione è stato una fonte inesauribile di intrattenimento di altissima qualità.
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Murphy iniziò la sua carriera a 19 anni entrando a far parte del cast del Saturday Night Live nel 1980.
(Adesso però rileggete meglio la frase che ho appena scritto. Eddie Murphy entra a soli 19 anni nello show che avrebbe rivoluzionato il modo di fare comicità in America. A soli 19 anni ne diventa l’interprete principale. A soli 19 anni.)
Nel 1984 Murphy lasciò lo show e si dedicò alla carriera di attore cinematografico.
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Facciamo adesso una breve carrellata dei film che interpretò dal 1982 al 1992:
48 ore (48 Hrs.), regia di Walter Hill (1982)
Un buddy movie con Nick Nolte girato da un maestro del genere. Murphy decide di iniziare la sua carriera con una scelta non scontata. Invece di dedicarsi alla commedia, come avevano fatto i suoi colleghi del SNL, decide di puntare sul genere action, la vera spina dorsale del cinema americano degli anni ’80.
Una poltrona per due (Trading Places), regia di John Landis (1983)
Questo l’avete visto tutti la settimana scorsa. Una commedia natalizia che è anche una satira di un certo modo di pensare il sogno americano. Alla regia c’è un altro maestro del cinema di genere: John Landis.
Beverly Hills Cop – Un piedipiatti a Beverly Hills (Beverly Hills Cop), regia di Martin Brest (1984)
Film leggendario, anche questo giocato su un canovaccio classico: poliziotto che lavora nei bassifondi è costretto a lavorare con poliziotti che lavorano con i ricchi. Il film era stato scritto per un altro nume tutelare degli anni 80: Sua Mascolinità Sylvester Stallone.
La miglior difesa è… la fuga (Best Defense), regia di Willard Huyck (1985)
Filmetto minore che si ricorda solo per: (1) la presenza di Dudley Moore (2) per lo stratagemma narrativo.
Il bambino d’oro (The Golden Child), regia di Michael Ritchie (1986)
Eddie Murphy era un supereroe che salvava il mondo mentre ti raccontava una barzelletta, una specie di Uomo Ragno di colore che non aveva bisogno della ragnatela. Era perciò naturale che prima o poi avrebbe interpretato un film in cui sconfiggere draghi e maghi cattivi. Gli effetti speciali oggi sono invecchiati malissimo, ma questo film ha un posto speciale nel mio cuore.
Beverly Hills Cop II – Un piedipiatti a Beverly Hills II (Beverly Hills Cop II), regia di Tony Scott (1987)
Tony Scott e le gambe di Brigitte Nielsen, il cinema anni 80 in purezza.
Nudo e crudo (Eddie Murphy Raw), regia di Robert Townsend (1987)
Oggi siamo tutti abituati a vedere gli spettacoli degli stand-up comedian americani. Basta cercare su YouTube, girare su Comedy Central o attaccare Netflix. Però non sono molti i monologhi che diventano un film trasmesso al cinema come successe a Nudo e crudo. La voce di Tonino Accola e la faccia di Eddie Murphy tengono botta per un’ora e passa, in completa solitudine. La storia del panino del McDonald’s preparato dalla mamma di Murphy è uno dei miei personali miti fondativi.
Il principe cerca moglie (Coming to America), regia di John Landis (1988)
Capolavoro assoluto. Alla regia torna John Landis, per un’altra storia fatta di amore e buoni sentimenti. Il cast è stellare, da Arsenio Hall a James Earl Jones, il meglio che la cultura black aveva prodotto in quegli anni. Con questo film Eddie Murphy inizia a mettere in pratica il suo piano: vuole rifare il cinema di genere hollywodiano in salsa black. E cercherà di fare il colpaccio con il film successivo.
Harlem Nights, regia di Eddie Murphy (1989)
Il primo e unico film diretto da Eddie Murphy è un gangster movie con Richard Prior. Un piccolo gioiello che mescola umorismo e violenza. Un esercizio di stile che mette in scena, anche in questo caso, un cast stellare e all black.
Ancora 48 ore (Another 48 Hrs.), regia di Walter Hill (1990)
Walter Hill, Nick Nolte ed Eddie Murphy di nuovo assieme. Meno riuscito del primo, ma è pur sempre un film di Walter Hill.
Il distinto gentiluomo (The Distinguished Gentleman), regia di Jonathan Lynn (1992)
Altro film minore, ma che rilegge l’ennesimo classico hollywodiano: l’uomo comune che arriva a giocare un ruolo importante in politica (qualcuno ha detto Frank Capra?).
Il principe delle donne (Boomerang), regia di Reginald Hudlin (1992)
Dieci anni dopo il suo debutto, Eddie Murphy cerca di completare il suo percorso di riscrittura in black dei classici e lo fa con una sofisticated comedy. Il risultato non è dei migliori, ma resta comunque un film piacevole e a volte molte divertente.
Dal 1992 in poi inizia il declino artistico di Eddie Murpy, una lenta discesa che inizia col terzo capitolo di Beverly Hills Cop, un film brutto e girato controvoglia da un John Landis con pochissime idee. La saga del Dottor Doolitle e del Professore Matto alternano successi commerciali a flop, ma sono tutti film al di sotto del livello mostrato nel decennio precedente. Nel 2006 sembrò che le cose fossero tornate in carreggiata con la sua partecipazione a Dreamgirls che gli portò anche una nomination agli Oscar (la prima e unica), ma poi vennero film orribili quali Norbit e Ti presento Dave.
L’articolo del New Yorker che citavo prima, quello sul “performing geniuses”, è la recensione di Mr. Church, un film del 2016, l’ultimo in cui ha recitato Eddie Murphy.
“Mr. Church” is a repugnant film. It’s repugnant for its dehumanizing view (however unintentionally so) of a black man, and repugnant for its emptying-out of one of the great black performers of the time into a sanitized symbol of acceptable blackness
Mr Church è un film ripugnante ed è ripugnante per il suo punto di vista sulla vita di un uomo di colore.
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Oggi il modo di fare commedia e di fare cinema è notevolmente cambiato da quando Eddie Murphy iniziò a recitare. Il modo di trattare alcuni argomenti, il tipo di ironia che si può usare nei film, le questioni razziali, la religione e la violenza, sono tutti aspetti che distanziano immensamente il mercato dell’intrattenimento degli anni 80 da quello di queste ultime due decadi. Eddie Murphy è un artista che non ha ancora saputo evolversi, ha provato ad adattarsi, ma è finito a recitare in un film “ripugnante”.
Oggi molti pensano a lui come l’attore di quel film che tutti dicono di vedere a Natale, ma Eddie Murphy è molto più di questo, è l’attore che ha prodotto alcune dei migliori film di genere nei dieci anni che vanno dal 1982 al 1992.
Dieci anni di grande cinema popolare e intelligente. Non è mica cosa da poco.
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