Hallelujah di Leonard Cohen è come un quadro di Cézanne

Ho già raccontato le storie dei primi tre episodi di Revisionist History, il podcast di Malcolm Gladwell. Gli episodi dal quattro al sei sono un po’ complessi e forse troppo legati alla cultura e alla politica americana, perciò ho deciso di saltare direttamente al settimo e di raccontarvi la nascita di Hallelujah di Leonard Cohen.

La storia di questo episodio serve a Gladwell per spiegare un ipotesi interessante sul tema della genialità e dello spirito creativo.

L’economista David W. Galenson nel suo libro Old Masters and Young Geniuses – The Two Life Cycles of Artistic Creativity ipotizza l’esistenza di due tipi diversi di geni creativi.

Da una parte ci sono le persone che iniziano a produrre opere artistiche fin da molto giovani, sono quelli che hanno un’idea in mente e con precisione e sicurezza la mettono subito in atto. Sono gli artisti che articolano un’idea, pianificano e agiscono con efficacia. Galenson li definisce gli “innovatori concettuali”. Picasso ad esempio era un innovatore concettuale.

Pablo Picasso è stato uno degli artisti più influenti di tutto il secolo scorso. A vent’anni Picasso aveva ben chiaro in mente una sua idea di arte e di espressività. Mise in atto subito queste sue idee, era sicuro di quello che voleva e non aveva dubbi. 

les_demoiselles_davignon

Picasso a 26 anni

Poi c’è un altro tipo di creatività, quella degli “innovatori sperimentali”. Gli sperimentali sono quelli che hanno difficoltà a partire, che non sanno bene dove andranno a finire, sono gli artisti che producono una grande quantità di tentativi, sono sempre insoddisfatti. Paul Cèzanne era un innovatore sperimentale.

Cèzanne visse nel XIX secolo ed è stato uno dei più importanti esponenti dell’impressionismo. Cèzanne non era mai contento, rifaceva un quadro per due, tre, quattro, decine di volte. Cercava le sue idee lavorando per iterazioni, mai appagato dai suoi risultati. Spesso distruggeva le sue tele perché non si riconosceva in quello che vi trovava. Alcuni dei suoi quadri esposti nei principali musei del mondo mostrano ancora i colpi inflitti da Cèzanne.

Cèzanne

Cercando ritratti di donna di Cèzanne

Un giorno Bob Dylan chiese a Leonard Cohen quanto ci avesse impiegato a scrivere Hallelujah. Cohen mentì, gli rispose che gli ci erano voluti due anni e gli chiese a sua volta quanto Dylan avesse impiegato per la scrittura di “I and I” e quello gli rispose “15 minuti”.

Dylan è un Picasso e Cohen era un Cèzanne.

Cohen quella volta aveva mentito a Dylan perché gli ci erano voluti più di 5 anni per scrivere la prima versione di Hallelujah.

L’album in cui Cohen decise di pubblicare la prima versione di Hallelujah si intitolava Various Positions. Quando il capo della sua casa discografica, la CBS, ascoltò il disco lo ritenne tanto brutto da non volerlo pubblicare. Cohen fu costretto ad appoggiarsi ad una piccola etichetta, la Passport Records.

L’album fu un fiasco commerciale.

La prima versione di Hallelujah contenuta in questo album non è bella, è triste, lenta e forse anche un po’ pretenziosa. Durante i tour successivi Cohen cambiò ancora il testo ristrutturando i primi tre versi, rallentò i ritmo e rese la canzone ancora più triste.

Durante uno di questi concerti John Cale ascoltò per la prima volta la canzone. Gli piacque così tanto che chiese a Cohen di poterne fare una cover. Cohen accettò e gli mando un fax con il testo. A Cale arrivò un testo lungo 15 pagine con tutte le possibili versioni.

Nel 1991 la versione di Cale venne pubblicata in un’album tributo prodotto e distribuito da una rivista francese. L’album ebbe una diffusione limitatissima, ma arrivò comunque nelle mani di una ragazza di New York. Questa ragazza aveva un amico di nome Jeff Buckley che da poco aveva iniziato la carriera di cantante. Buckley ascoltò la canzone un giorno che andato a trovare la sua amica.

Jeff Buckley registrò la sua versione di Hallelujah per Grace, il suo album del 1994, il suo primo e ultimo album in studio.

Questa è la versione definitiva della canzone, la versione più famosa.

Grace non ebbe successo, l’album vendette poco e la canzone restò lì, ascoltata da quei pochi che avevano comprato il disco.

Poi successe che nel 1997 Buckley scomparve mentre stava facendo il bagno in uno dei canali del Mississipi. E il successo arrivò postumo.

Dal 1997 ad oggi ci sono state centinaia di altre cover, dagli U2 a Cristina D’Avena. La canzone è stata utilizzata in film e serial televisivi, da The West Wing a Shrek.

Leonard Cohen non si era fermato alla prima versione, aveva provato e riprovato, mai contento, mai soddisfatto. Aveva avuto il coraggio di abbattere e ricostruire da zero la suo opera. Era uno che sperimentava e che aveva del genio. Ci sono voluti il genio di John Cale e il talento di Jeff Buckley per decriptare l’enigma di Hallelujah e liberare l’opera d’arte che Cohen aveva creato.

Mai arrendersi, sempre sperimentare.

p.s. questo post è pubblicato durante i miei 30 giorni di #NoSocial30. Il post è stato pubblicato in automatico anche sui miei canali social, ma se vuoi lasciarmi un commento devi farlo qua sul mio blog.

Tra le altre storie tratte da Revisionist History ci sono:
La storia del giocatore di basket che lanciava come una nonnina e che fece 100 punti in una partita,
La storia della pittrice inglese che sparì
,
La storia di come gli americani non avevano capito la guerra in Vietnam

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2 Pensieri su &Idquo;Hallelujah di Leonard Cohen è come un quadro di Cézanne

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